Affrontare l’emergenza sanitaria non è stato semplice per nessuno, tantomeno per i coordinatori di progetti Horizon 2020. Il lockdown ha posto i ricercatori italiani impegnati in consorzi transazionali davanti a nuove sfide, sia di scrittura (per i futuri proponenti H2020), sia di implementazione (per i coordinatori in progetti attivi).
In questa situazione di incertezze e ostacoli nuovi, i punti di contatto nazionali (NCP) Horizon 2020 si sono messi a completa disposizione dei coordinatori di progetto italiani, ascoltando le loro criticità e aiutandoli a trovare soluzioni e risposte sia nella gestione delle proposte che dei progetti. L’evidente richiesta di supporto generatasi nelle prime due settimane di crisi sanitaria, ha portato APRE e il MUR, nel loro ruolo di coordinatori nazionali NCP, a collaborare sinergicamente per stimolare la Commissione europea nel ridefinire i calendari dei bandi allora in scadenza (posticipi congrui delle call di almeno un mese) e nell’ identificare le principali e più comuni criticità riscontrare nella gestione dei progetti H2020 in corso.
Dopo una prima lettera a firma MUR e APRE di fine marzo in cui si chiedeva un energico impegno alla Commissione nel supportare con azioni specifiche proponenti e coordinatori, i due coordinatori nazionali NCP hanno definito e promosso un’analisi conoscitiva sulle conseguenze dell’attuale emergenza sanitaria sui progetti H2020 individuali e collaborativi. La survey, aperta fino allo scorso aprile, ha portato circa 300 coordinatori nazionali in progetti H2020 ongoing a riflettere sui problemi generati dall’emergenza sanitaria nella gestione a breve medio e lungo periodo degli stessi. I risultati dell’indagine sono stati raccolti e sintetizzati in un documento dal titolo “Report on mapping survey COVID-19/HORIZON 2020. COVID-19 Emergency – Impacts on the Horizon 2020 project”, che è stato inviato alla Commissione Europea e agli altri stati membri con l’obiettivo di fornire un quadro il più possibile rappresentativo ed oggettivo delle problematiche ed ostacoli riscontrati dai coordinatori nelle attività progettuali durante questi mesi.
I numeri del rapporto, interamente consultabile qui (confermano che circa il 50% degli intervistati ritiene che le attività del loro progetto abbiamo risentito INTENSAMENTE dell’emergenza sanitaria, riscontrando dimostrando totalmente assertiva e disponibile (80%) in questa fase di cambiamento e riorganizzazione. Nell’opinione dei coordinatori stessi è al contempo preferibile un approccio periferico con soluzioni personalizzate (75%) per ciascuna iniziativa a discapito di un approccio centralizzato con ricadute a pioggia su tutti i progetti.
Un altro punto interessante che emerge dall’indagine è la conoscenza dell’art 51 MGA (force majeour): poco meno del 50% dei coordinatori dichiara di conoscerne l’esistenza e i termini di applicazione. Il 68% del campione di conseguenza la necessità di negoziare con la Commissione alcune contromisure.
Interessante notare come la maggiori parte dei coordinatori (75%) abbia giudicato positivamente la decisione della Commissione di posticipare le scadenze, pur ritendendo come il timing più appropriato fosse di ritardarle di almeno un mese (55%).
Entrando nel vivo delle azioni di mitigazioni considerate dai coordinatori in questa fase, evidente è la necessità di prevedere estensioni nella durata dei progetti (43%), seguita dalla ridefinizione delle attività progettuali verso una maggiore virtualizzazione delle stesse (20%). L’estensione della durata dei progetti è un argomento in discussione sia all’interno del consorzio sia con la Commissione: il 25% dei coordinatori ha già avviato la negoziazione con il proprio project officer. La Commissione, a giudizio dei beneficiari, considera necessario il supporto di un NCP per una corretta attuazione dello stesso.
In conclusione, il 66% dei beneficiari ritiene che il protrarsi dell’emergenza condizionerà parzialmente il progetto e i suoi risultati attesi mentre il 20% considera sostanziali gli impatti causati dal COVID -19 sulla buon riuscita dell’azione.
Analizzando con maggiore dettaglio il contenuto e i risultati dell’indagine, risulta evidente come l’emergenza sanitaria COVID 19 abbia portato i coordinatori a ripensare le proprie attività progettuali nel breve e medio periodo, adattandosi con pronta reattività e creatività alle mutate condizioni di contesto. Al contempo emerge però chiara la richiesta della stessa capacità di adattamento al nuovo paradigma anche nella Commissione europea, alla quale si richiede una risposta non solamente puntuale e immediata, ma pienamente consapevole delle specificità di ciascun progetto.
Questo articolo è stato pubblicato in APREmagazine n 13 del giugno/2020