Editoriale di Marco Falzetti, Direttore APRE
Come accade per ogni numero di APREmagazine pubblicato a ridosso della fine dell’anno è tempo di tirare le somme di quanto realizzato negli ultimi dodici mesi. Questo esercizio risulta però particolarmente delicato quando si tratta di un anno quale quello che stiamo appena concludendo. Questo 2020 ha segnato la nostra storia come pochi anni hanno fatto e certamente resterà nella nostra memoria per tanto tempo ancora.
Non è stato facile cominciare l’anno con il pensiero di avere la responsabilità di costruire la conferenza che avrebbe celebrato i trenta anni di APRE e poi essersi ritrovati a dover gestire la conferenza in un contesto che sembra uscito dalle pagine di un best seller di fantascienza o di qualche narrazione distopica. Certo è che se all’inizio dell’anno qualcuno mi avesse chiesto quali erano le preoccupazioni con le quali avrei affrontato l’organizzazione della Conferenza APRE 2020 tutto avrei potuto immaginare tranne quelle che poi abbiamo dovuto fronteggiare. Ricordo le lunghe riunioni di programmazione, di quando ancora non si aveva una piena coscienza del tutto e si discuteva della possibilità che forse saremmo tornati a svolgere la conferenza in presenza. Era la misura della drammatica inconsapevolezza di quello che avevamo davanti e di quanto questo avrebbe poi influenzato la nostra vita professionale, ma non solo. Certamente niente di tutto quello di cui si discuteva a gennaio e febbraio è stato realizzato, ma siamo stati capaci anche noi, come gran parte di voi nei vostri rispettivi contesti professionali, di reinventarsi un modo nuovo di fare le cose e scoprire che si potevano fare grandi cose anche in questa incredibile situazione.
Nonostante tutto questo, e con l’unico rammarico di non essere potuti stare fisicamente vicini ai nostri soci e a tutti gli amici di APRE, mi sento di affermare in tutta onestà che la Conferenza APRE 2020, la conferenza dei trenta anni, sia stata indubbiamente l’edizione più bella, più ricca, più ambiziosa e per noi più faticosa tra tutte le edizioni.
Paradossalmente, questo 2020 non ci ha fermato ma ci ha costretto a guardarci dentro per riuscire a ritrovare e reinventare idee e motivazioni che davamo per scontate e che invece, proprio in virtù di questa pandemia, ci ha portato a rimetterci in gioco anche nel nostro quotidiano professionale. Non si è trattato solo di imparare ad andare digital, quanto piuttosto di accettare di uscire dalla comfort- zone e rimettersi in gioco attraverso un cambiamento che ci ha fatto anche crescere e ci ha insegnato a guardare partendo da punti di vista diversi.
Conferenza a parte, questo è stato anche l’anno della definitiva costruzione di Horizon Europe. Uno scatto per l’ultimo miglio corso nell’apnea imposta da una pandemia che ha reso certamente insolito e più difficoltoso il complesso processo di costruzione, compromesso e accordo tra le tre componenti istituzionali: Consiglio, Parlamento, Commissione. Una volta approvati formalmente i testi legislativi, la Commissione, d’intesa con le delegazioni degli Stati membri nell’ambito del Comitato di Programma Shadow di Horizon Europe, potrà procedere all’approvazione del piano strategico, il documento di indirizzo politico che fisserà gli orientamenti chiave di R&I per i prossimi quattro anni, e a concludere la preparazione dei programmi di lavoro tematici 2021-22.
Il lavoro di definizione dei programmi di lavoro da parte delle configurazioni tematiche del comitato di programma Shadow, partito lo scorso marzo, è entrato nel vivo dopo l’estate, con la definizione degli orientamenti sui futuri bandi e la produzione delle prime bozze. Il calendario della Commissione prevede al momento la definizione dei programmi di lavoro 2021-22 entro il primo trimestre del 2021 e il lancio dei bandi entro aprile. Con ragionevole certezza, le scadenze dei primi bandi per i diversi temi verranno fissate a cavallo dell’estate, mentre i primi progetti finanziati da Horizon Europe potranno vedere la luce tra fine 2021 e inizio 2022.
Ci siamo quasi, e stavolta la voglia è di ripartire alla grande in un 2021 che sia davvero l’anno che segni un nuovo inizio… sotto tanti punti di vista!
Questo articolo è stato pubblicato in APREmagazine n 14 del dicembre/2020