L'emergenza che mette a fuoco obiettivi e qualità del lavoro - APRE
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Editoriale di Marco Falzetti, Direttore APRE

Ci sono momenti nei quali i nostri abituali comportamenti, personali, professionali, sociali sono condizionati da fatti contingenti, situazioni impreviste ed eccezionali. E’ qualcosa che ciascuno di noi ha sperimentato, nel bene e nel male, nella propria vita. In genere si tratta però di circostanze limitate alla propria sfera privata, magari a quella della propria realtà lavorativa, della propria sfera sociale; nessuno di noi, però, ha sperimentato un’invasione così profonda e diffusa, e per certi versi devastante, come quella generata dall’emergenza del COVID-19. Se avessi dovuto immaginare, già a febbraio, cosa avrei potuto scrivere in vista dell’editoriale del numero di maggio di APREmagazine, non avrei mai pensato di dover scrivere su quanto è successo in questi ultimi tre mesi, come fosse il racconto di una guerra.

Tutti noi, e qui il noi ha davvero una dimensione planetaria, ci siamo ritrovati in una tempesta improvvisa che ci ha sorpresi e travolti. Per questa ragione, quando agli inizi di marzo ci siamo interrogati se, quello che stava accadendo, avrebbe dovuto cambiare la linea editoriale di questo numero, la risposta è stata ovviamente sì. Pur volendo ignorare il contesto intorno, tutto ciò che ha a che fare con i principali dossier di cui ci occupiamo è stato sconvolto dagli effetti diretti ed indiretti dell’emergenza sanitaria in corso. Impossibile ignorare il COVID-19.

All’interno di questo numero troverete vari contributi che aiuteranno a dare una narrazione su come l’emergenza abbia condizionato: l’attuale H2020, il processo di preparazione del futuro Horizon Europe e aspetti generali della politica europea, inclusa la definizione dell’MFF, il Recovery Plan e l’ERAvsCORONA action plan.

Da parte mia mi limito a sottolineare una sola considerazione. Al di là della drammaticità dell’emergenza sanitaria e della severità della crisi economica che ci si para davanti, qualcosa abbiamo imparato da questa crisi. Tutto ciò che diamo normalmente per scontato può essere sovvertito in un attimo; certezze, stili di vita, vissuto affettivo, abitudini, relazioni, comportamenti ed organizzazione del lavoro. Limitandoci alla sfera professionale abbiamo imparato, costretti, che le cose che eravamo abituati a fare da sempre in una certa maniera potevano essere fatte in modi diversi e abbiamo scoperto, talvolta con sorpresa, che questi nuovi modi risultano migliorativi e forse vincenti anche in un prossimo futuro.

E’ indiscutibile che nelle situazioni di grande emergenza e generale mobilitazione si rischi che i toni del parlare vadano sopra le righe e spesso diventino celebrativi; vorrei quindi chiudere questo mio contributo, condizionato purtroppo dall’emergenza COVID-19, ricordando come APRE abbia saputo reagire all’impatto di questo tsunami che ci è piombato improvvisamente addosso.

Sono pienamente consapevole che ci sono famiglie professionali verso le quali abbiamo noi tutti un incredibile debito di gratitudine, per quello che il loro lavoro ha rappresentato e verso le quali qualunque accostamento risulterebbe fuori luogo. Mi è naturale però ritornare con la mente a quei primi giorni di lockdown e ricordare con orgoglio come anche APRE non si sia mai fermata e abbia continuato a lavorare con la stessa determinazione, efficacia e intensità di sempre. Talvolta questo ricordo prende la forma di una sensazione tutta nostra, come quando alla fine di un’attività o di una semplice giornata ci accorgiamo che il lavoro che abbiamo fatto ci è davvero venuto bene. Altre volte è la soddisfazione che ci viene dall’immagine degli sguardi e delle parole di apprezzamento che ci arrivano dalle persone alle quali forse siamo stati utili.

 

Questo articolo è stato pubblicato in APREmagazine n 13 del giugno/2020

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