– Editoriale, APREmagazine n. 18 –
Poco meno di due mesi fa ha avuto inizio l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia; invasione brutale che nessun teorema geopolitico potrà mai giustificare. La guerra, quella vera, è tornata in Europa. Difficile aprire l’editoriale senza soffermarsi almeno un momento al pensiero di quanto sta accadendo a pochi chilometri da noi tra persone con le quali fino a ieri parlavamo, ci confrontavamo e lavoravamo insieme.
Considerazioni sui primi bandi di Horizon Europe
Il precedente numero di APREmagazine è stato occasione per ribadire l’ormai avviata partenza di Horizon Europe. Oggi possiamo cominciare a spingerci un po’ più in là, parlando di primi segnali sulla partecipazione italiana ai bandi 2021. APRE ha avviato una prima analisi che si è basata sui dati di valutazione disponibili, non ancora di contratti firmati, a febbraio 2022. Non sono dati per ora completi, mancano ancora i risultati di alcune call in diversi cluster. È questo il motivo per cui abbiamo deciso di non inserire in questo numero un articolo dedicato ai primi dati di partecipazione italiana ad Horizon Europe e rimandare alla prossima edizione.
In attesa di avere un quadro completo, vorrei condividere qualche considerazione in anteprima che emerge da una prima lettura dei numeri. Con eccezione dell’EIC Accelerator, che meriterebbe un discorso a parte, si può affermare che la partecipazione alla prime call di Horizon Europe è partita sotto un segnale di continuità rispetto alla performance italiana in H2020. Premesso che un confronto tra numeri di due programmi strutturalmente diversi richiede le dovute attenzioni, abbiamo tentato un’aggregazione che ha permesso di fare anche un primo confronto per area/cluster. Il confronto mostra dei tendenziali al rialzo su taluni settori rispetto a H2020 e la sostanziale tenuta negli altri. Quanto questo sia un risultato positivo o negativo dipende molto dai criteri che utilizziamo per le metriche.
E’ positivo sul fronte della prima risposta al nuovo programma; non sono emerse particolari criticità rispetto a H2020, confermando che la nostra comunità nazionale si è ben adattate alle novità di Horizon. L’immagine di una tenuta delle posizioni di H2020 è quella che meglio rappresenta quindi ciò che è avvenuto con le call 2021 di Horizon Europe.
Prossimi obiettivi
Può bastare? Certamente no. Si ricomincia da dove ci siamo fermati in H2020 con l’obiettivo in testa di incrementare non solo il volume della partecipazione, ma la qualità della partecipazione italiana; vera chiave di volta per migliorare i nostri risultati nel programma in termini di ritorno e di successo.
Come farlo? Contribuendo ad innalzare il livello di conoscenza e competenza del programma tra i partecipanti, andando a cercare quei sistemi che ancora non sono stati attori della partecipazione ma che hanno grandi potenzialità e cercando di fare un po’ più di sistema, parola sempre troppo abusata e invocata ma apparentemente poco compresa nel nostro paese. Ma questa volta lo scenario è complicato da una nuova variabile. Bisogna fare i conti con le tante importanti nuove risorse che in questi ultimi tempi le azioni PNRR hanno reso disponibili per comunità italiana di ricerca ed innovazione.
Se queste opportunità sono certamente una grande opportunità da cogliere, non devono diventare l’alibi per allentare la presa su Horizon Europe. Distrarsi anche solo per un paio di anni dalla competizione europea significherebbe perdere il passo con un programma impegnativo, che non concede pause e non mette da parte i finanziamenti in attesa di nostri ritorni. Quello che perderemmo oggi per una colpevole latitanza, non saremo in grado di recuperarlo con tanta facilità tra qualche anno. Non fermiamoci ora!
Questo editoriale è tratto da APREmagazine n. 18 di Aprile/2022
Buona lettura!