L'analisi dei dati permette di comprendere punti di forza e criticità del sistema italiano in vista di Horizon Europe
“Una panoramica sulla partecipazione italiana a Horizon 2020. Aggiornamento 2020” nasce dall’esigenza e dalla volontà di footografare il posizionamento dell’Italia in Horizon 2020 per individuare punti di forza e criticità in vista di Horizon Europe.
Lo studio, che rappresenta l’aggiornamento 2020 della prima e corposa analisi fatta da APRE e pubblicata nel luglio 2017 sulla partecipazione italiana in Horizon2020, è stato condotto su 812 call e ha come termine di riferimento temporale il 3 marzo 2020. Fino a tale data sono stati firmati in tutto il programma 27.330 Grant Agreement per un contributo complessivo di oltre 50 miliardi di euro. I 12.561 beneficiari italiani, che rappresentano il 9,4% (-0,5 rispetto al dato pubblicato lo scorso anno) del totale di quelli finanziati in Horizon2020, hanno ottenuto l’8,3% (-0,2 rispetto al 2019) del budget assegnato, circa 4,2 miliardi di euro2.
In termini generali, si può affermare come l’Italia sia un Paese molto attivo in H2020, saldamente e stabilmente ai primi posti per partecipazione. Anche quest’anno, infatti, l’Italia è il quinto Stato per contributo finanziario, mentre è quarto per numero di partecipazioni.
Nel rapporto, tra proposte le ammissibili al finanziamento e quelle presentate, l’Italia mostra però un valore del tasso di successo al di sotto della media europea (-2,5 punti), un dato che – sebbene in miglioramento dal primo rilevamento (+1,2 punti rispetto all’11,9% registrato nel periodo 2014-2016) continua a far riflettere sulla qualità della partecipazione del nostro paese.
Con le sue 85.900 partecipazioni in proposte (+13.655, ovvero +18,9% rispetto al dato 2019), l’Italia è seconda solo alla Spagna (+17,3% partecipazioni) e ha superato Regno Unito e Germania (che nel 2019 presentavano valori superiori a quello del nostro Paese), attestandosi al di sopra dei rimanenti Paesi UE-8. A fronte di tale attivismo, si registrano 11.251 partecipazioni in progetti vincenti (+1.984, ovvero +21,4% rispetto al dato 2019) e un conseguente tasso di successo pari al 13,1%, il più basso tra gli UE-8. Questo dato, però, negli ultimi anni ha mostrato un aumento costante: l’Italia ha visto incrementare di 1,2 punti percentuali il tasso di successo dei partecipanti (in costante crescita, a differenza di quanto registrato negli altri Paesi EU-8), mentre quello finanziario è aumentato di 1 punto, dato che però, è rimasto costante tra il presente rapporto e quello dello scorso anno.
Al contempo, la quota di budget assegnata all’Italia dall’intero Programma (7,9%) si mantiene sostanzialmente stabile nei tre anni di riferimento, con una variazione leggermente negativa nel periodo 2014-19 rispetto a quello precedente (2014-18, -0,1) e sostanzialmente uguale se rapportata alla prima metà del programma (2014-2016).
Un’analisi più approfondita della distribuzione delle quote di budget tra gli Stati Membri fa registrare un incremento nel finanziamento ottenuto dai Paesi al di fuori del gruppo EU-8 (tra cui quelli dell’Est Europa), di 2 punti percentuali.
Tornando ai dati dell’Italia, nonostante il miglioramento registrato, permane comunque un evidente problema legato alla qualità della partecipazione del nostro Paese, che non sono da imputare necessariamente a carenze nell’eccellenza tecnico scientifica dei nostri ricercatori. Tale problematica appare in maniera ancora più evidente confrontando i dati relativi alla partecipazione con quelli dei coordinamenti .
Pur avendo sottomesso in totale meno proposte rispetto al Regno Unito e alla Spagna (31.990 e 30.274 contro 28.396), il tasso di successo del nostro Paese rimane decisamente il più basso tra quello dei primi 8 Stati più attivi in H2020 (8,6%), inferiore di 3 punti rispetto alla Svezia, penultima in questo gruppo. La variazione rispetto al periodo 2014-2018 non mostra particolari evidenze per l’Italia, dove il tasso di successo in termini di partecipazione (8,6%) e contributo (8,6%) rimango pressoché invariati rispetto all’anno precedente. Anche la quota di finanziamento attribuita all’Italia sul totale dei coordinamenti rimane stabile 6,3%, contro il 6,5% del periodo di riferimento del precedente rapporto.
Ancora una volta, però occorre registrare un’importante differenza tra il tasso di successo delle proposte cui l’Italia partecipa come partner (13,1%) e quello delle iniziative in cui decide di assumere un ruolo di leadership coordinando un consorzio transnazionale (8,6%). Differenze che si riscontra anche nella quota di budget che spetta ai coordinamenti nazionali (6,5% del finanziamento assegnato dal Programma a tutti i coordinatori), di circa 2 punti inferiore rispetto alla percentuale dei capifila italiani, pari all’8,6% del totale di H2020. Partecipare nel Programma in veste di coordinatore richiede sicuramente una maggiore capacità di concezione e gestione della proposta progettuale, intendendo con ciò non solo la sua scrittura ma tutto l’insieme delle componenti che trasformano una buona idea in un progetto vincente, incluso il supporto fornito dalla propria organizzazione di appartenenza.
Come già evidenziato nei precedenti studi pubblicati da APRE, la difficoltà di garantire sempre alti standard di qualità nelle proposte risiede, a seconda delle varie tematiche di H2020, in una limitata capacità di aggregare (o aggregarsi in) partenariati forti, in una difficoltà nel comunicare correttamente la dimensione dell’impatto e dell’innovazione, nella circoscritta capacità di gestione del progetto, e, più limitatamente, nella qualità (eccellenza) dei contenuti proposti. Tentare di agire su questi problemi significa certamente mettere in campo tutte le azioni possibili per migliorare la capacità di “scrittura” di una proposta, ma, soprattutto, attuare una serie di interventi volti al miglioramento e alla diffusione della “cultura progettuale”, che possa mettere i coordinatori italiani in condizioni di esprimere una elevata capacità di concezione, strutturazione e presentazione di un’idea progettuale.
La performance italiana, a prescindere dai ragionamenti sulla qualità e sul tasso di successo sin qui svolti, è rimasta comunque in linea con quella registrata nel precedente Programma Quadro (FP7).
L’Italia ottiene mediamente circa l’8% del budget totale di Horizon 2020, i numeri mostrano che il pilastro Excellent Science è quello in cui l’Italia ottiene la quota minore di budget rispetto a quanto globalmente assegnato da Horizon 2020 (6,1%), anche se viene registrato un incremento rispetto alla scorsa annualità (+0,2): al suo interno è FET – Future and emerging technologies il settore in cui l’Italia va meglio, ottenendo circa il 9,8% di quanto globalmente assegnato dal Programma. Il tema con la maggiore variazione tra i dati 2014-2019 e 2014 -2018 è Infrastrutture di ricerca (+0,2). Stabile invece il tema MSCA con il 6.8% di contributo e lo 0,04% di variazione positiva.
In Industrial Leadership l’Italia ottiene, sempre in termini relativi, il 9,1% della quota di budget distribuito da Horizon2020, con un’evidente variazione negativa rispetto al periodo 2014-18 (-0,4). ICT è la tematica in cui il nostro Paese percepisce il maggior contributo finanziario in termini assoluti (494 milioni di euro, circa la metà di quanto ottenuto nel secondo pilastro), pari però solamente all’8,5% del totale assegnato. Il settore Spazio registra invece il dato migliore: l’Italia, infatti, ottiene il 12,9% del contributo totale assegnato da H2020.
Nelle Societal Challenges l’Italia ottiene mediamente il 9,4% del contributo assegnato da Horizon 2020, con le singole tematiche che si aggirano intorno a tale valore. Fanno eccezione il tema Trasporti, dove l’Italia ottiene il miglior ritorno di budget (11,6%), e, in negativo, Salute (7,7%), ben al di sotto della media registrata nel terzo pilastro. Trasporti è anche il tema delle sfide sociali in cui il nostro Paese ottiene il maggior rientro finanziario in termini assoluti (oltre 532 milioni di euro), includendo al loro interno anche il contributo proveniente dalle Iniziative tecnologiche congiunte (JTI). Una breve considerazione circa la variazione rispetto al periodo 2014-2018 mette in evidenza un differenziale negativo particolarmente visibile nei temi SC5 – Ambiente (-0,5), SC3 – Energia (-0,43) e SC2 – Bioeconomy (-0,36).