L’ecosistema delle startup italiane in epoca di Covid-19 - APRE
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Intervista a Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup, CEO e Co-fondatore di Zakeke

 

Angelo Buongiorno, piacere di ritrovarti. In primo luogo come stai? E come stanno le “tue” startup?

Buongiorno Anna. Devo dire che la pandemia mi ha risparmiato dai miei usuali 2000 chilometri a settimana per cui direi che sono sicuramente più riposato. La mie startup stanno bene e per fortuna Zakeke è addirittura in crescita grazie alla spinta che l’e-commerce sta avendo, operando come Saas B2B in questo settore!

Come Presidente di Italia Startup hai lavorato molto in questo periodo per proporre soluzioni immediate ed efficaci per l’ecosistema che rappresenti. Ci puoidescrivere gli elementi essenziali su cui si è basata la vostra proposta?

Le azioni suggerite sono 5 di tipo finanziario più una legata al Registro delle Imprese Innovative:

– promuovere un fondo di Venture Debt convertibile, con dotazione addizionale di almeno 200 milioni di euro

– estendere la garanzia statale al 100% per prestiti a startup e PMI innovative;

– emettere voucher per l’insediamento e l’accelerazione di startup presso parchi scientifici, acceleratori e incubatori italiani

– innalzare al 50% (dal 30%) lo sgravio fiscale per Corporate e Business Angel che investono in imprese innovative italiane;

– aumentare lo stanziamento del bando “Start&Smart” 2020 del MISE da 90 a 180 milioni di € e la quota di fondo perduto dal 30 al 50%;

– infine la proroga di 1 anno dell’appartenenza delle startup al registro dedicato (da 5 a 6 anni)

L’iniziativa ha trovato il sostegno di importanti soggetti dell’ecosistema italiano dell’innovazione come le Associazioni APSTI (Associazione dei Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani), Assonfintech (Associazione italiana fintech & insurtech), IBAN (Italian Business Angels Network Association), Italia4Blockchain (Associazione di categoria italiana della Blockchain), Netval (Network per la valorizzazione della ricerca), PNICube (Associazione Italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition) Roma Startup (Associazione degli operatori e investitori dell’ecosistema startup dell’area metropolitana di Roma) e Startup Turismo (Associazione delle realtà del travel italiane).

Che risposta avete avuto dal Governo e da altri attori coinvolti? Sì è mosso qualcosa?

Le risposte sono state molto buone sia da parte del Governo che da parte del Parlamento. Rispetto a quest’ultimo abbiamo fatto avere nostre memorie scritte (sostituiscono le audizioni in questa fase di emergenza) sia al Senato (Commissione Bilancio per il DL Cura Italia) che alla Camera (Commissioni riunite Finanze e Attività Produttive per il DL Liquidità) e saremo molto attivi e presenti in fase di approvazione parlamentare del DL Rilancio, da poco approvato dal Governo.

Il Governo, in primis il MISE, ha dato riscontro concreto a tutte le nostre proposte nell’ambito del DL Rilancio, con stanziamenti ingenti, sia lato fondo di venture debt convertibile (200 milioni), sia lato fondo di garanzia (200 milioni) e aggiungendo 100 milioni al bando Smart & Start. Ha dato vita a un primo, importante stanziamento di 10 milioni di €, per i voucher mirati all’insediamento e accelerazione di startup innovative in centri di innovazione italiani. Ha innalzato al 50% lo sgravio fiscale per chi investe in startup e pmi innovative (con un cap di 100.000€) e ha prorogato di 1 anno l’appartenenza al registro dedicato delle startup innovative.

Aggiungo che il neo costituito fondo di trasferimento tecnologico, che fa capo a Enea, può essere un ulteriore, interessante veicolo di investimento per startup e pmi innovative di prodotto, che sono generate dal mondo accademico e della ricerca italiana.

Come gestire in Associazione questo momento un po’ paradossale che vede da un lato crescere esponenzialmente alcuni business e rallentare considerevolmente altri?

Valorizzando le buone pratiche di startup e scaleup (ce ne sono molte) che sono di supporto concreto ai clienti, sia business che consumer, in questa fase di emergenza (pensiamo allo smart working, all’e-learning, alla sanità, al delivery, ecc – ne abbiamo selezionate quasi 150 in un database dedicato disponibile sul nostro sito) e segnalando al Governo e al Parlamento quei settori che, anche nell’ambito dell’innovazione, stanno molto soffrendo, pensiamo al turismo, ai beni culturali, allo spettacolo, ecc e immaginando provvedimenti di sostegno ad hoc.

Non possiamo non pensare alla dimensione europea ed internazionale, naturale mercato delle nostre startup, a che punto siamo?

Ci sono luci e ombre. Le luci sono rappresentate dall’attenzione crescente da parte di investitori internazionali verso il nostro ecosistema e dallo sviluppo internazionale di numerose scaleup e pmi innovative italiane. Le ombre riguardano invece il ritardo complessivo negli investimenti in startup rispetto ai paesi europei a noi vicini (pensiamo a Francia, Germania e Spagna in primis) e l’ammontare complessivamente basso degli investimenti da parte dei Venture Capital italiani, che sono anche numericamente pochi e quindi con una limitata propensione al rischio.

I tre punti cruciali che possono a mio parere aumentare la competitività delle nostre startup sono quindi: aumentare la dimensione finanziaria del sistema; rendere il sistema finanziario più interconnesso con gli altri sistemi internazionali; utilizzare una parte del fondo nazionale per l’innovazione in modo strategico, per favorire l’anchor investor in modo diretto Quando una delle scaleup “forti” è nelle condizioni di aspirare a un round B o C dell’ammontare di diversi milioni, un investimento iniziale da parte dello Stato è in grado attrarre a catena investimenti esteri (con capitali che rimarrebbero così in Italia a creare un circolo virtuoso per il Paese, senza trasformare un potenziale “Unicorno” in un soggetto italiano di nascita ma di fatto “estero” nel successivo periodo di crescita).

Nella mia esperienza di valutatrice dell’Accelerator dello European Innovation Council (EIC) e dalle performance registrate negli ultimi periodi credo che l’Italia possa pretendere molto di più. C’è un sommerso di potenziali ed esistenti spin-off e startup, quello sotto la punta dell’iceberg, che non riesce a prendere forma e ad imporsi. Eppure la ricerca prodotta nei laboratori di ricerca delle nostre Università e centri di ricerca è conosciuta ed apprezzata. Come coglie questa sfida Italia Startup?

E’ una sfida importante e di lungo corso. L’Università e la ricerca italiana di qualità (ce n’è tanta) “produce” annualmente un numero significativo di nuove imprese innovative, principalmente di prodotto, che hanno ottime opportunità di crescere e di scalare. Alcune ce la fanno, altre soccombono anche per ridotte capacità manageriali e di marketing. I centri di innovazione italiani (in Associazione ne abbiamo quasi 50) sono un soggetto chiave per accompagnare queste imprese neonate a svilupparsi ed è importante che si crei una rete virtuosa di contatti tra i centri stessi, secondo competenze settoriali, che come Associazione possiamo facilitare, per valorizzare le realtà più promettenti,. Analogamente vorremmo che ci fosse un link più forte tra queste realtà neo nate e le corporate italiane e anche in questo senso ci possiamo ritagliare un ruolo importante.

Angelo, un’ultima domanda per chi non conoscesse bene l’Associazione Italia Startup. Qual è il valore che le startup rappresentano per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese?

Un valore strategico, per almeno due motivi. Perchè sono un motore di innovazione non solo per il sistema delle imprese private ma anche per il sistema pubblico (pensiamo alla digitalizzazione dei servizi e alle tante startup in prima fila in quest’ambito). Sono il presente e il futuro dell’imprenditoria italiana, in grado di supportare e valorizzare tanti nuovi talenti e tanta occupazione qualificata, che spesso rappresenta competenze di punta e innovative, per tutto il sistema industriale.

Un valore numerico, le 11000 startup italiane impiegano complessivamente più di 61 mila persone. Anche il numero delle realtà d’eccellenza in grado di ottenere finanziamenti superiori ai 10 milioni di € è in continua crescita (sono state 14 nel 2019).

Per dare ulteriore risonanza alla voce degli imprenditori innovativi di questo paese abbiamo lanciato in questo momento di crisi la campagna #innovazionechiamaitalia: pillole video per raccontare quanto non può esserci un futuro per l’economia italiana senza le startup come motore. Dalle startup si possono imparare lezioni per uscire dalla crisi grazie al loro DNA di aziende resilienti, flessibili, disruptive, più facilmente di altre adattabili in fretta al cambiamento e adatte a fornire in tempi brevi reazioni e soluzioni al mercato e alle istituzioni.

Per una startup associarsi a Italia Startup significa

– entrare a far parte del principale network italiano dell’innovazione

– accedere a più di 20 convenzioni esclusive e offrire propri servizi/prodotti ai soci

– rafforzare l’attività di lobbying verso le istituzioni nazionali ed europee

– prendere parte a progetti di matchmaking tra corporate e startup/scaleup

– avere visibilità della scheda profilo aziendale sul sito e nel database di Italia Startup

– pubblicare contenuti sui canali web, social e nella newsletter dedicata alle imprese innovative

– ricevere la rassegna stampa settimanale innovation- oriented, le call for startups e la newsletter

– usufruire dei servizi di Help Desk per facilitare il percorso di crescita

– essere protagonisti di una puntata de ‘Il Salotto di Italia Startup’ (evento online/offline) o di StartUp HoldOn, il podcast radiofonico di Radio Activa dedicato agli imprenditori italiani

– accedere ad occasioni di networking.

 

Questo articolo è stato pubblicato in APREmagazine n 13 del giugno/2020

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