Le Missioni sono una delle novità introdotte da Horizon Europe con il doppio obiettivo di affrontare in modo coeso alcune delle grandi sfide della Società e del pianeta, e coinvolgere tutti gli attori della ricerca, finanche i cittadini, in questa impresa. Delle cinque Missioni -Cancro, Salute del suolo e cibo, Città climaticamente neutrali e intelligenti, Cambiamento climatico e Oceani e acque salubri – quest’ultima è una delle più sfidanti, focalizzandosi su tutte le acque, dai mari agli oceani, ai fiumi, alle acque interne.
Ne parliamo con Maria Cristina Pedicchio, membro del Mission Board della Commissione europea responsabile per la definizione degli obiettivi strategici e del piano d’azione.
Recentemente è stato pubblicato l’ambizioso piano d’azione per la Mission Oceans, ribattezzata Mission Starfish. Quali sono le principali caratteristiche?
A livello Europeo, una delle grandi novità per il prossimo programma quadro di Ricerca ed Innovazione “Horizon Europe” è il cosiddetto “approccio orientato alla missione” costruito sul modello della missione spaziale Apollo 11 che, nel 1969, portò allo sbarco dei primi uomini sulla Luna ed ebbe un impatto straordinario su tutti gli Stati Uniti coinvolgendo in maniera efficace e partecipativa cittadini, mondo economico, sviluppo tecnologico, realtà pubbliche e private.
Delle 5 missioni proposte da Bruxelles una è intitolata “Healthy oceans, seas, coastal and inland waters”.
Quale membro del board di esperti, presieduto da Pascal Lamy, che sta seguendo con la Commissione europea l’elaborazione del programma di tale missione, ho avuto modo di confrontarmi personalmente con le diverse proposte di obiettivi e di possibili soluzioni emerse nei lavori svolti quest’anno.
Decidere e formalizzare quali debbano essere le priorità per il prossimo programma Horizon Europe non è stato facile, a fronte di un tema così ampio quale quello della “idrosfera”.
Il ragionamento che abbiamo elaborato parte dalla considerazione che, sulla Terra, dipendiamo tutti, direttamente o indirettamente, dalle acque degli oceani, dei mari, dei fiumi e dei laghi.
È semplice: senza acqua non c’è vita sulla Terra.
Eppure l’umanità è riuscita a lasciare, sui mari e sulle acque in genere, un’impronta sempre più profonda, capace di degradare rapidamente la salute e la capacità di offrire molti servizi essenziali da parte di tutta l’idrosfera. Cosa dobbiamo e possiamo fare da qui al 2030 per invertire questa tendenza?
Dopo un anno di lavoro, il board ha elaborato un Piano d’Azione che è stato recentemente presentato alla Commissione in occasione delle Giornate di R&I, tenutesi a Bruxelles il 22-24 settembre. In tale piano sono stati individuati cinque obiettivi principali, illustrati con la metafora di una “stella marina” a cinque braccia che, insieme, vogliono contribuire al ripristino ed alla rigenerazione delle nostre acque e del nostro oceano. L’Immagine a pagina 33 rappresenta l’essenza del piano Starfish declinato nei seguenti cinque obiettivi prioritari:
– Svelare quella parte di ignoto che i nostri mari e le nostre acque ancora serbano, supportando ed organizzando la scienza e i dati necessari per comprendere meglio, monitorare e prevedere l’oceano e le acque e il loro impatto sulle comunità e scoprire la portata delle soluzioni che forniscono.
– Affrontare l’inquinamento (da plastica, da fattori chimici, acustico…), che sta causando il deterioramento della salute dell’ecosistema.
– Ripristinare lo stato di salute della natura, nella sua biodiversità, e degli ecosistemi degradati grazie ad un uso e gestione sostenibili delle risorse acquatiche e dei servizi ecosistemici.
– Accelerare la decarbonizzazione aumentando la capacità degli ecosistemi acquatici di sequestrare il carbonio, rafforzando la capacità di resistenza ai cambiamenti climatici e rendendo verde l’economia blu.
– Migliorare e rendere efficace la governance dell’oceano e delle acque (anche con la proposta di una Ocean Agency europea).
Nel piano, i 5 obiettivi vengono analizzati nel dettaglio e declinati in 17 targets specifici che indicano in maniera puntuale le azioni da mettere in atto entro il 2030.
Non tutte le Missioni partiranno nello stesso momento, abbiamo un’idea di quando potrebbe essere lanciata Mission Starfish?
In questa fase ancora non c’è una informativa precisa, attendiamo i prossimi passi della Commissione.
Riporto quanto ha scritto recentemente la Presidente Ursula von der Leyen ai chair delle 5 missioni:
“Siamo a un punto importante della storia dell’Unione europea e le vostre missioni rappresentano temi che sono elementi fondamentali del mandato di questa Commissione, centrali per la ripresa e la resilienza dell’Europa, nonché per uno sviluppo sostenibile… Le missioni coinvolgeranno gli europei nella definizione di una visione futura comune e porteranno avanti azioni specifiche che contribuiranno al Green Deal europeo nel contesto più ampio delle transizioni verdi, digitali e sociali. La Commissione presenterà il suo punto di vista sulle missioni dell’UE in una comunicazione entro l’anno. Il 1 ° gennaio 2021, miriamo a lanciare Horizon Europe per il periodo 2021-2027, programma che vedrà protagoniste le Missioni come un strumento nuovo, importante e promettente …”
La Commissione ha puntato molto sulla co-creazione del Programma Horizon Europe. Soprattutto per la parte delle Missioni il coinvolgimento della cittadinanza oltre che degli altri attori della Ricerca e dell’Innovazione è stato una richiesta specifica anche ai Membri del Mission Board. Quali sono le attività che sono state messe in campo? Quanto ancora c’è da fare?
Sempre nella sopra menzionata lettera della Presidente della Commissione europea, nella conclusione, si afferma che “l’unico modo in cui possiamo veramente affrontare queste sfide è con il pieno sostegno dei nostri cittadini europei”.
Per la Commissione l’elemento chiave di ogni missione è, infatti, basato sulla partecipazione dei cittadini al fine, da un lato, di rendere comprensibile a tutti il valore degli investimenti in ricerca e, dall’altro, di avere il loro supporto nelle scelte per potere massimizzare l’impatto degli investimenti stessi e raggiungere obiettivi ambizioni. I cittadini dovrebbero anche contribuire a co- disegnare e co-implementare le varie attività.
In molti paesi europei, a tale scopo, sono state attivate negli ultimi mesi diverse interessanti iniziative di engagement e confronto, incluse anche iniziative artistiche nate per cercare di aumentare la sensibilizzazione verso i cambiamenti climatici e verso la necessità di proteggere i mari. Inoltre la Commissione europea a settembre ha pubblicato un invito a presentare idee per raccogliere commenti e suggerimenti dei cittadini.
A livello italiano tra le iniziative realizzate vanno ricordate in particolare: la presentazione della missione in occasione di ESOF (European Science Open Forum), il lavoro di divulgazione svolto dall’Associazione Marevivo, un interessante studio promosso da SWG e OGS che ha interpellato 1.500 cittadini, oltre ai molteplici eventi informativi promossi da attori pubblici e privato con il supporto anche di APRE.
I risultati e le idee emersi nei vari dibattiti, in particolare da parte dei giovani europei, sono stati discussi in occasione delle Giornate della Ricerca e dell’Innovazione di settembre 2020.
Tra i principali aspetti emersi ricordo i tre seguenti, ripetutamente citati:
– L’urgenza di diventare consumatori responsabili e ridurre i rifiuti, in particolare la plastica monouso.
– La necessità di introdurre più attività e campagne di istruzione e alfabetizzazione, con l’impegno ad un maggiore investimento nell’istruzione e nella sensibilizzazione dei cittadini che deve iniziare fin dalla più giovane età e coprire tutti i segmenti della società. È stato suggerito che un programma specifico per le scuole elementari finalizzato a dare alle generazioni future l’opportunità e gli strumenti per intraprendere “l’impresa blu” potrebbe essere un primo passo nell’attuazione della Missione.
– L’importanza di una governance adeguata ed efficace per il nostro oceano e le nostre acque; una governance che superi l’attuale frammentazione dei processi decisionali, degli attori, degli investimenti e delle attività, con un forte sostegno quindi alla soluzione suggerita nel Piano d’Azione della creazione di una nuova Agenzia europea per gli oceani.
L’impressione che ho potuto trarre nei vari incontri è che i cittadini, ed i giovani in particolare, sono pienamente consapevoli, preoccupati, spesso indignati per la situazione che il nostro pianeta ed i nostri mari stanno vivendo. Probabilmente l’attuale emergenza sanitaria ha contribuito a fare capire meglio quanto l’alterazione degli ecosistemi e la sottrazione di habitat naturali possa essere pericolosa non solo nel devastare la natura ed il mare ma anche nel favorire il diffondersi di patogeni prima sconosciuti.
Rimane ancora un po’ di tempo per raccogliere ulteriori commenti, nuove idee innovative e per rafforzare la divulgazione ed informazione sulla Missione Starfish. Lo slogan è: tutti possono e devono contribuire; aiutateci a ripristinare la salute del nostro pianeta blu per un futuro più responsabile e sostenibile.
Questo articolo è stato pubblicato in APREmagazine n 14 del dicembre/2020