Fare dell’Europa il grande motore mondiale delle innovazioni e delle start-up ad elevato contenuto tecnologico (deep tech), sviluppando e immettendo sul mercato soluzioni innovative dirompenti che contribuiscano ad affrontare le sfide sociali più urgenti dei nostri tempi.
Le antiche ambizioni
Queste le ambizioni enunciate da Mariya Gabriel durante la presentazione della Nuova Agenda per l’Innovazione, adottata dall’esecutivo europeo a inizio luglio e fortemente promossa proprio dall’attuale Commissaria per dare forma compiuta ai più recenti orientamenti in materia di politiche dell’innovazione emersi negli ultimi due anni e fornire così sostegno politico al nuovo quadro di finanziamento istituito a pieno regime in Horizon Europe con il lancio dello European Innovation Council.
La premessa di contesto è la stessa da almeno un quinquennio: la nuova ondata di innovazioni ad alto contenuto tecnologico e di conoscenza – caratterizzata dall’intersezione dell’ambito fisico, biologico e digitale – è pronta a trasformare in profondità la nostra società e a fornire potenziali soluzioni di rottura per affrontare l’era della doppia transizione verde e digitale, e il Vecchio continente è ben posizionato per porsene alla guida in virtù di almeno quattro ragioni.
La leadership scientifica – l’Unione raccoglie il 6% della popolazione mondiale, ma produce un quinto delle pubblicazioni scientifiche di alta qualità nel globo; la storica solida base industriale e lo spumeggiante ecosistema di start-up, sviluppatosi fortemente negli ultimi anni; le condizioni quadro favorevoli all’innovazione, che restano ambiziose data la presenza del mercato unico più grande del mondo; l’enorme base di talenti a cui attingere, oltre 17 milioni e mezzo di studenti universitari in attività e oltre un milione di ricercatori.
La Nuova Agenda per l’Innovazione
La «nuova agenda» è frutto di un laborioso esercizio preparatorio che ha impegnato per mesi lo staff della Commissaria Gabriel e i servizi della DG R&I – superando anche resistenze interne allo stesso esecutivo europeo – e coinvolto in una serie di consultazioni e confronti diverse categorie interessate, dai gruppi di start-up e unicorni ad associazioni di donne operanti nel settore del venture capital.
L’esito finale è un documento programmatico di venti pagine che delinea 25 azioni specifiche raggruppate in cinque iniziative faro (flagship).
La prima riguarda il miglioramento dell’accesso ai finanziamenti per le start-up e le scale-up deep tech allo scopo di accelerarne la crescita: punta, tra le altre cose, a incentivare investitori istituzionali e altri investitori privati in larga misura attraverso i meccanismi del programma InvestEU – la Commissione stima che possano essere mobilitati fino a 45 miliardi di euro da fonti di capitale privato entro il 2025 – e a semplificare le norme in materia di quotazione in borsa riducendone i costi per le aziende (una proposta legislativa da parte della Commissione in tal senso è attesa nella seconda metà dell’anno).
La seconda iniziativa mira ad agevolare l’innovazione deep tech mediante il miglioramento complessivo del quadro normativo, anche utilizzando approcci sperimentali alla regolamentazione come i cosiddetti sandbox normativi (linee guida previste nella prima metà del 2023), nonché favorendo l’utilizzo di test bed, living lab e appalti pubblici per l’innovazione (un nuovo open innovation test bed nel settore dell’idrogeno verrà finanziato da Horizon Europe il prossimo anno).
La terza flagship intende poi far fronte ai divari interni presenti nell’Unione, e accelerare e rafforzare l’innovazione negli ecosistemi europei, attraverso la creazione di “valli regionali dell’innovazione” e la promozione di specializzazioni e punti di forza locali, in particolare nelle regioni con una bassa performance d’innovazione. In quest’ambito l’azione probabilmente più interessante – attesa per la fine del 2023 – sarà l’attivazione di 3-4 progetti di innovazione interregionale collegati a grandi priorità europee che verranno lanciati a partire dalla messa a sistema delle rispettive strategie regionali (potranno essere individuate entro la fine dell’anno prossimo fino a 100 regioni impegnate nel coordinamento delle priorità di R&I).
La quarta iniziativa punta invece a promuovere, attrarre e trattenere in Europa i migliori talenti nelle tecnologie di punta, attraverso una serie integrata di azioni, tra cui la promozione di uno schema di tirocinio dell’innovazione (il progetto dovrebbe prender forma nel 2023 dalla collaborazione tra l’EIC e l’EIT), il lancio di un’iniziativa – sempre trainata dall’EIT – pensata per raggiungere un milione di innovatori deep tech, e l’attivazione già avviata di un programma di imprenditorialità e leadership femminile.
La quinta flagship mira infine a migliorare gli strumenti di elaborazione delle politiche dell’innovazione attraverso, ad esempio, lo sviluppo e l’impiego di serie di data-set comparabili e di definizioni condivise (una sorta di tassonomia dell’innovazione con definizioni codificate di start-up, scale-up, deep-tech dovrebbe essere pubblicata all’inizio del prossimo anno) che possano contribuire a orientare le politiche a livello europeo e nazionale. A questo proposito, la Commissione ribadisce anche la rilevanza e coltiva il rafforzamento del forum dello European Innovation Council (EIC forum), il gruppo di alto livello istituito lo scorso anno che raggruppa rappresentanti degli Stati membri proprio allo scopo di coordinare, armonizzare e ripensare le politiche d’innovazione europee e nazionali.
Le ambizioni dichiarate e le iniziative prospettate nella nuova agenda dovrebbero contribuire anche a rilanciare e segnare il mandato di Gabriel in materia di innovazione – a detta della Commissaria, essenziale sarà l’impegno che Stati membri e parti interessate metteranno in fase di attuazione delle misure.
Gli ostacoli di troppo
La ripartenza sul fronte delle policy avviene tra l’altro mentre perdurano le difficoltà dal lato degli investimenti: la serie di problematiche di governance e amministrazione che ha rallentato nell’ultimo anno e mezzo l’attuazione dello European Innovation Council – la principale delle quali relativa al meccanismo di gestione dell’EIC Fund, l’organismo istituito in Horizon Europe con il compito di assegnare i finanziamenti in equity nell’ambito dell’EIC Accelerator – e che verrà nei prossimi mesi messa sotto esame anche dal Parlamento europeo non è certamente la premessa migliore rispetto alle capacità dell’esecutivo europeo di dare seguito in maniera efficace alle 25 azioni previste nell’agenda.
La verifica è comunque rimandata alla fine del 2024: la scadenza del mandato di Gabriel coincide infatti con il termine che la Commissione si è imposta per monitorare e relazionare sullo stato di avanzamento
delle misure annunciate nell’agenda.
Questo articolo è tratto da APREmagazine n. 19 di Agosto/2022