Nell’ambito della conferenza APRE 2022 è stato organizzato con il socio META Group il workshop: “C’è impatto senza uso? La sfida di saper innovare nella complessità”. Da anni l’Europa dedica ingenti risorse alla ricerca scientifica e tecnologica con l’obiettivo di sostenere l’innovazione e migliorare la vita dei suoi cittadini. Ciononostante, i risultati prodotti dall’attività di ricerca spesso non si trasformano in benefici concreti per l’economia e per la società. Per migliorare il ritorno di questi investimenti, con Horizon 2020 ed ancor di più con Horizon Europe, l’attenzione si è focalizzata sul come far sì che l’eccellenza scientifica generi un cambiamento tangibile e riconoscibile, un impatto concreto.
La parola all’esperto
Questo approccio richiede un nuovo paradigma per la sua realizzazione, un approccio che vada oltre il “progetto europeo” e conduca all’uso effettivo dei risultati generati. Il workshop condotto da META Group, che vanta una lunga esperienza sul tema della valorizzazione dei risultati di progetti europei con oltre 1400 progetti supportati per conto della Commissione, ha riscosso molto interesse tra i partecipanti alla Conferenza 2022. Al termine dell’incontro abbiamo rivolto alcune domande ad Andrea Di Anselmo Presidente di META Group.
Qual è secondo la vostra esperienza il dato che emerge dagli Evaluation Summary Report (ESR) in particolare su strumenti come EIC Transition e Accelerator?
È evidente una difficoltà da parte di team italiani nel considerare l’impatto come un elemento decisivo per la realizzazione del progetto e non come aspetto accessorio, secondario rispetto alla parte di eccellenza, di avanzamento scientifico dello stato dell’arte. Rispetto a strumenti come Transition e Accelerator di EIC ma anche ai PoC di ERC questo è ancora più evidente. C’è poca confidenza e forse, anche scarso interesse, nel guardare oltre il finanziamento alla ricerca e concentrarsi su quello che va fatto perché i risultati eccellenti prodotti dal team vengano usati, raggiungano un numero sempre maggiore di adozioni e generino impatto. Si tratta di strumenti che non finanziano lo sviluppo di nuova conoscenza ma attività per portare i trovati e i nuovi saperi sul mercato o per trasferirli a terzi.
L’importanza dell’impatto nella valutazione dei progetti si deve riflettere anche sull’allocazione del budget tra le varie attività?
Gli anglosassoni dicono “put your money where your mouth is” mi sembra un modo corretto di procedere. Se un’attività è considerata importante, questo dovrebbe riflettersi nell’allocazione delle risorse. Parlavamo di EIC Transition: ebbene, è evidente che muovendoci in un’azione in cui dobbiamo passare dalla ricerca al mercato, il bilanciamento delle attività e, coerentemente, del budget deve poter evidenziare la finalità del “business / use oriented”. Lo stesso accade nei progetti collaborativi e nelle altre tipologie di schema di finanziamento. La controprova è fornita anche dal peso che la sezione impatto assume in fase di valutazione di Horizon Europe e dall’attenzione che viene dedicata nel proposal template alla sezione 2 (si pensi anche alla formalizzazione di concetti come quello di “outcome” che denotano un interesse “fattuale” verso l’impatto). Il punto sul quale deve esserci chiarezza è che ad un progetto HORIZON non è più richiesto di sviluppare “solamente” nuova conoscenza, ma di abilitare benefici per i cittadini europei.
Nella tua presentazione hai molto insistito sugli indicatori di performance e sull’uso. C’è impatto senza utilizzo di un risultato?
C’è molta discussione su “come misurare un impatto” ma pochissima attenzione nel fare sì che un risultato sia usato, come primo passo verso la generazione dell’impatto. Noi diciamo che “non c’è impatto senza uso” e aggiungiamo che è difficile misurare qualcosa che non esiste. Il nostro focus è aiutare a fare chiarezza su come i principali risultati, i Key Exploitable Result, saranno usati da uno specifico target group. Sarà l’uso, sul lungo periodo, ad abilitare l’impatto. Ciò detto, gli indicatori sono in Horizon Europe estremamente più semplici da scegliere e da rendere credibili e questo è stato reso possibile grazie all’introduzione del concetto di “outcome” che concretamente cristallizza il momento dell’adozione di Key Exploitable Result da parte di un adopter, in un lasso di tempo immediatamente precedente o successivo alla fine del progetto. Questa immediatezza, pertanto, ci consente di definire indicatori controllabili ed efficaci per gli outcome e di proiettarli sugli impatti che saranno abilitati sul lungo periodo dagli outcome stessi. Naturalmente siamo molto interessati a entrare in contatto con chi abbia ottenuto un impatto con un risultato tenuto chiuso nel cassetto.
Dissemination, exploitation, impact, sono aspetti trattati correttamente nei progetti, o da quanto emerge dagli ESR ci sono ancora punti poco chiari e spazi di miglioramento?
Veniamo in contatto con moltissimi progetti. Raramente c’è una comprensione completa da parte di tutti i partner circa cosa sia necessario attivare per mobilitare un impatto. Exploitation, Dissemination e Communication sono tre differenti azioni, ognuna con un set diverso di attività da eseguire e con differenti target group. Vediamo tanti casi in cui si parla di disseminazione a partiredai primi mesi di vita del progetto. Dal nostro punto di vista è strano che si possa informare uno specifico target group circa l’opportunità offerta dall’utilizzare un risultato, quando questo risultato ancora non c’è e non è ben delineato o per meglio dire, “caratterizzato”. La buona notizia è che la Commissione Europea è perfettamente consapevole di queste “difficoltà” ed è per tale ragione che ha dato vita ad un servizio gratuito per tutti i progetti finanziati in Horizon Europe, H2020 e FP7, per poter essere supportati nell’implementazione delle attività di Exploitation, Dissemination e Communication,per massimizzare l’impatto, e generare benefici per i cittadini europei. Tale servizio, Horizon Results Booster, può essere richiesto in ogni momento e noi suggeriamo a tutti i partenariati finanziati di applicare, per poter beneficiare al massimo della metodologia e degli strumenti che saranno condivisi dal team di esperti che erogherà i servizi di supporto. Specialmente in ambiente accademico e nei centri di ricerca ci sono in Italia gruppi eccellenti con colleghi preparati e competenti negli uffici di trasferimento tecnologico e di terza missione. Ingredienti che ci danno l’opportunità e la possibilità di fare meglio.
Questo articolo è tratto da APREmagazine n. 20 di dicembre/2022